Catalogo, in lingua italiana, a cura di G. G. Massara, della Mostra al "Circolo RonchiVerdi"
di Torino nel marzo-aprile 2001, ed. Ass. Culturale Piemonte Vivo di Torino




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Testo critico del catalogo



"L'eco della memoria"


                  VINCENZO BALSAMO, UN LIETO RITORNO

Nel 1970 Vincenzo Balsamo espone a Torino paesaggi e nature morte caratterizzate da un intenso uso del colore adagiatosi su forme che via via si vanno traducendo in astrazione: la bella Campagna di Fiuggi propone un colle solcato da linee di colore dall'andamento alterno, "gioco distillato e drammatico della luce e dell'ombra" come sottolineava il curatore della mostra organizzata presso la galleria Viotti (1).
Vincenzo Balsamo inizia a dipingere nel 1954 per quindi operare in un piccolo atelier di via Margutta a Roma, per cui viene a contatto con i maestri della Scuola Romana; qualche anno più tardi vediamo l'artista impegnato nel campo della scenografia per l'allestimento dell'opera Cleopatra. Una presenza ancora a Zurigo, poi la svolta nel campo dell'arte, determinata in buon parte, dai suoi soggiorni in Francia ove viene a contatto con César e Hartung, autori che indicano con le proprie opere la via della scomposizione dell'immagine e il frammentarsi della figura.
Da quel momento - con rare eccezioni come accade nel 1999 quando pone in un'opera, volutamente Senza titolo, un arcaico profilo femminile - gli interessi di Vincenzo Balsamo, la sua poetica, sono orientati verso opere nelle quali il visitatore può "leggere ciò che più lo attrae".
Ma il tema del paesaggio alberga ancora nell'animo del pittore, per cui fra le opere attualmente esposte a Torino compaiono Amalfi, Dal Gianicolo sino all'interessante dipinto Presenza marina calata cromaticamente su di un fondale ove gli azzurri divengono turchini, ove le "presenze" assumono variegate forme in guisa di sensazione.
Amalfi vibra per un idelae tessuto urbano sconfinante nel mare che viene "scandagliato, sezionato, affrontato nelle infinite sfaccettature attraverso un brulichio di segni" come annota Giovanni Granzotto nella grandiosa, attenta monografia ancor fresca di stampa.
Il rapporto ARTE-MUSICA ha affascinato gli artisti del secolo XX; Arnold Schonberg è stato apprezzato da Kandinskij, nel 1928 Oskar Schlemmer proietta le proprie tempere in sintonia con la misica di LesNoces ("Coloridi fiaba per Stravinski", G. Pestelli), Max Neuhaus a Rivoli trasforma l'arte in installazione sonora.
Un'interessante serie di dipinti di Balsamo trae spunto dalle contrastanti tessiture sonore di grandi artisti quali Wagner, dalle battute musicali di una Ouverture, il cui suono esplode al centro della tela per frantumarsi ai margini; anche il mare ha una propria musica, per cui nasce il dipinto, Ascoltando il mare animato da minuscole macchie di colore che si frantumano in immagine. È la voce picassiana che vorrebbe trasformare una macchia di colore gialla in sole, e non viceversa.
La gamma cromatica individuata da Vincenzo Balsamo tende spesso a sfumare negli azzurri: i testi musicali di Wagner suggeriscono invece una inversione cromatica, sicché i gialli rosati, aranciati profilati di bianco, cilestrini, si animano in una sorte di neodivisionismo che trae le proprie radici dagli anni Settanta allorché l'autore - abbandonati gli olî a combustione di tragica resa materica - s'accosta a quella Action painting composta di reticoli infiniti a simboleggiare le latenti crisi morali dell'umanità. Spesso l'arte dà vita alle ombre: ecco allora Un ricordo, opera non immemore del paesaggio, sia pur tradotto in sensazione, nella quale le forme ingigantiscono emergenti verso la luce oppure Interiorità (2000) culminante nello squillo dei verdi smaglainti.
Nel 2000 Vincenzo Balsamo ritorna ad assegnare un titolo per ciascuna sua opera: positiva operazione che maggiormente avvicina il pubblico all'autore che affida all'arte del dipingere i propri Liberi pensieri, il desiderio di Guardare oltre il confine nella ricerca di spazi interiori, di emozioni concretizzatesi in un susseguirsi di linee sottili, tessiture cromatiche, cerchi ed ellissi; luci infinite, e voci che si identificano con il misticismo, mentre silente si fa l'eco della memoria.
Tornano alla mente allora le parole di Frank Elgar:

"La realtà diviene un ostacolo; la sola realtà che conta, la sola che abbia un indiscutibile carattere di autenticità e di efficacia è la realtà interiore quella dell'intelletto, dell'immaginazione, della sensazione." (2)

                                                                                                                 Gian Giorgio Massara
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1) Cfr. C. Giacomazzi, Vincenzo Balsamo, maggio 1970, Camedda Ed.
2) Cfr, La Pittura moderna, V, La pittura astratta, Hazan, Paris 1965, p.8.


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